O vagha e dolce luce anima altera! Creat~tra gentile o viso degno
O lume chiaro angelico e benegno . In cui sola virtu mia mente spera.
Tu sei de mia salute alta e primiera A nchora che mentien mio debil legno Tu sei del viver mio fermo sostegno Turture pura candida e sincera.
Dinanzi a te l’erbetta e i fior s’inchina Vaghi d’essere premi del dolce pede E commossi del tuo ceruleo manto.
El sol quando se leva la matinaSe vanagloria e poi quando te vede Sconficto e smorto se ne va con pianto.
Come ogni favola che si rispetti forse anche questa potrebbe essere raccontata come quella di un principe e una principessa che dopo varie vicissitudini finalmente si incontrarono per vivere una vita insieme felici e contenti. Ma quella che vi sto per raccontare è una storia più tormentata e, forse, il protagonista non è esattamente il principe azzurro sul cavallo bianco che tutti si aspettano, tanto che il Papa Pio II Piccolomini lo accusò di ‘omicidio, stupro, adulterio, incesto, sacrilegio e spergiuro’… ma partiamo da qui:
Valoroso guerriero, abile condottiero, gran principe mecenate o spietato Signore di Rimini? Una cosa è certa: Sigismondo Pandolfo Malatesta è una delle figure più misteriose del Rinascimento italiano.
Calunniato dagli avversari politici e odiato da gran parte degli storici, che lo hanno definito ‘più belva che uomo’, Sigismondo, forse perché troppo temuto e invidiato, venne soprannominato il ‘Lupo di Rimini’.
Ma chi era in realtà questo ambiguo personaggio che fece di Rimini una corte raffinata, nonchè un prestigioso centro culturale ospitando i più grandi artisti dell’epoca?
Figlio illegittimo di Pandolfo III Malatesta e di Antonia da Barignano nacque a Brescia nel 1417. Rimasto orfano di padre all’età di dieci anni venne a Rimini insieme ai due fratelli alla corte dello zio Carlo Malatesta. Quest’ultimo privo di eredi accolse i nipoti sotto la sua protezione ottenendo la legittimazione dal papa. Alla sua morte nel 1429 il potere passò al primogenito Galeotto Roberto che due anni dopo abdicò in favore del giovane fratello Sigismondo. Nel 1433, dopo essersi distinto combattendo come mecenate per i migliori offerenti, venne nominato Cavaliere dall’imperatore d’Occidente di passaggio da Rimini. Diventò così uno dei più abili capitani delle armi pontificie e nel 1434 gonfaloniere della Santa Sede.
Lo stesso anno sposò Ginevra, figlia di Niccolò d’Este. Qualche anno dopo iniziò la costruzione del suo Castello di Rimini “Castel Sigismondo” e partecipò al concilio di Ferrara e poi Firenze per la Riunificazione delle chiese d’Oriente e d’Occidente. Dopo la morte avvenuta in circostanze misteriose di Ginevra, secondo alcuni uccisa dallo stesso Sigismondo, nel 1440 si risposò con Polissena, figlia di Francesco Sforza. Fu in questi anni che il Signore di Rimini iniziò a trasformare la sua corte in un importante centro culturale ospitando Platone e altri intellettuali bizantini. Alleatosi con i fiorentini, dopo aver abbandonato Alfonso d’Aragona, li aiutò proprio a respingere con successo l’invasione aragonese nei loro domini e questo gli procurò molti nemici e una pesantissima campagna diffamatoria fino all’esclusione dei benefici della pace di Lodi nel 1454.
Iniziò così a diffondersi una propaganda anti-malatestiana alimentata anche dalla condotta privata di Sigimondo, che dopo la morte anche’essa misteriosa di Polissena nel 1448, rese pubblica la sua relazione con la giovanissima Isotta degli Atti, con la quale amoreggiava già da due anni. Isotta fu la sua vera grande passione, a lei, infatti, dedicò il suo Tempio, il Tempio Malatestiano, a cui affidò i lavori a Leon Battista Alberti a partire dal 1450 e per lei si trasformò in un poeta.
Questi furono gli anni di maggior splendore della città di Rimini, artisti e intellettuali di grande fama, infatti, si radunavano alla corte del Signore di Rimini: Piero della Francesca, Agostino di Duccio, Matteo Dè Pasti, Roberto Valturio, Basinio di Parma e tanti altri.
Nel 1459 venne nominato Papa Pio II Piccolomini, che da tempo ostile a Sigismondo, al congresso di Mantova gli impose umilianti condizioni. Ferito nell’orgoglio, Sigismondo si ribellò al papa. Così quest’ultimo lo scomunicò e si alleò con Federico da Montefeltro, il nemico storico dei Malatesta. Questa coalizione privò Sigismondo di tutti i suoi domini, all’infuori di Rimini, dove morì il 7 ottobre 1468 e dove fu sepolto, nel Tempio Malatestiano.
Non perderti il prossimo post, andremo sulle tracce di Sigismondo Pandolfo Malatesta per visitare ciò che rimane della Rimini Medievale e Rinascimentale.
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