Tra le antiche mura malatestiane sono presenti numerosi edifici religiosi e luoghi di culto ricchi di storia e di importanti opere d’arte, tuttavia ce ne sono alcuni che vale la pena visitare durante una vacanza a Rimini. Eccone alcune:
Partendo dalla Via IV Novembre, la Madre di tutte le Chiese è sicuramente il Tempio Malatestiano, che custodisce la cattedra vescovile (leggi qui).
A lato di Piazza Ferrari, la Piazza dove è stata riportata alla luce la domus romana, sorge la Chiesa di S. Francesco Saverio, più comunemente chiamata del “Suffragio”, perché qui nel 1798 si trasferì la Confraternita del Suffragio.
Eretta dai Gesuiti, su disegno di Giovan Francesco Buonamici, nel 1712, al suo interno è possibile ammirare opere di particolare pregio tra cui: “San Francesco Borgia in adorazione” e “S. Ignazio e le quattro parti del mondo” del veronese Rotari (XVIII sec.), a la “Predica di S. Francesco Saverio” di V. Pisanelli (XVII sec.) e “L’Annunciazione” di scuola toscana del ‘400 (XV sec.).
Del Cagnacci sono invece “I Tre Martiri Gesuiti del Giappone”, e “San Nicola da Tolentino e le anime del Purgatorio”.
Molto suggestiva anche la rappresentazione di “S. Emidio che protegge Rimini dal terremoto” del riminese Giuseppe Soleri Brancaleoni 1750. Sullo sfondo si scorge l’Arco d’Augusto.
In sacrestia da notare: “Madonna col bambino in gloria”, “S. Martino”, “San Giovanni Battista e donatore”, di Frangipane . infine, una lapide in lingua tedesca commemora i caduti ussari della battaglia de “Le Celle” (1831).
All’ordine degli Agostiniani appartiene, invece, la Chiesa di San Giovanni Evangelista di Rimini, detta di Sant’Agostino, in Via Cairoli. Se nel ‘600 e ‘700 il suo interno è stato abbellito e arricchito da stucchi e affreschi, la sua struttura generale e il suo alto campanile sono ancora quelli originari del 1200. Da non perdere sono sicuramente gli affreschi della “Scuola Riminese del Trecento”. Nella cappella del campanile sono narrate le storie della Maria Vergine, nell’abside le storie di S. Giovanni Evangelista e sulla parete in fondo sono raffigurati un Cristo in trono e una dolce Madonna con il Bambino. Sempre dei pittori riminesi del trecento era il grande affresco, nell’arco trionfale, raffigurante il Giudizio Universale ora conservato nel Museo della Città.
La disposizione originaria di tali opere all’interno dello spazio della chiesa simboleggiava un preciso cammino di spiritualità per tutti i fedeli.
A S. Antonio da Padova, aggiunto ai santi protettori della città di Rimini nel ‘500 è dedicato il Tempietto in Piazza Tre Martiri, a forma ottogonale, edificato nel 1518 e ricostruito dopo il terremoto nel 1672 . Secondo la leggenda è proprio in questa piazza, che avvenne il miracolo della mula ad opera del Santo.
Si narra che i cittadini si erano riuniti in quella che allora era Piazza Giulio Cesare per ricevere da Sant’Antonio l’Ostia consacrata, un contadino che passava di lì con la sua mula non mostrò alcun interesse verso il Santo Sacramento, l’animale, invece, si fermò e si inginocchiò davanti alla mano del Santo. Ma a S. Antonio da Padova è attribuito un altro miracolo quello dei pesci accorsi sulla riva per sentire una sua predica. Ed è nella Chiesa dei Minimi di San Francesco da Paola, dietro al Tempietto, più comunemente chiamata dai riminesi dei Paolotti, che nei grandi affreschi dell’abside, opera di alcuni allievi di Achille Funi (1972), sono illustrati i due grandi miracoli del Santo.
Infine, in Via Santa Chiara, vale la pena visitare quello che un tempo fu il Convento delle Clarisse, oggi Chiesa di Santa Chiara dove secondo una leggenda nel pomeriggio dell’11 Maggio del 1850 un’immagine della Vergine miracolosamente iniziò a muovere gli occhi e così fece per oltre sette mesi. A seguito di questo miracolo i fedeli insieme ai Padri del Preziosissimo Sangue, che successero a inizi ‘800 alle monache, decisero di dargli l’attuale forma neoclassica grazie ad un progetto del riminese Giovanni Benedettini. Nel mezzo della facciata sopra il timpano centrale, c’è una lapide latina che ricorda il miracolo e la costruzione del tempio.
Nel corso della prima guerra mondiale il campanile venne colpito dai colpi di cannone delle navi austriache e questo evento è ricordato da una nicchia, sulla sinistra dell’altare maggiore, dove è conservata la punta dell’obice austriaco che il 18 giugno 1915 ferì il campanile.
All’interno della chiesa degni di nota sono gli affreschi e i quadri di Antonio Viviani, tra cui “La Resurrezione”, e di Cimatori, detto il Visacci del 1550-1623. Sull’altare maggiore è possibile ammirare una magnifica e maestosa cornice, che conserva l’immagine della Madonna, dipinta nel 1796 da Giuseppe Soleri Brancaleoni.
Altre opere sono la “Santa Chiara”, presente nella cappella destra, di A.Sarzetti e “La stazione della Via Crucis in bronzo” di Angelo Sabbatani del 1960.
Il “Santuario di S. Chiara” ha il titolo di “Master Misericordiae”, la visitarono Silvio Pellico, San Gaspare del Bufalo, Pio IX, e San Giovanni Bosco.
Secondo la tradizione popolare, l’antico Convento delle Clarisse del 1300 sorse sul luogo in cui si fermò San Francesco.
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