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“Lunèri di smèmbar”: l’antico calendario romagnolo.

Le credenze popolari legate alla luna in Romagna sono numerose e questo per la forte tradizione contadina del suo entroterra e marinara della sua costa.

Così se per i contadini la luna era in grado di influenzare la semina, il raccolto e la produzione del vino, per i marinai e i pescatori aveva a che fare con le maree, la navigazione e l’abbondanza della pesca.

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Le stesse previsioni del tempo, quando il meteo a portata di click su uno smartphone era pura fantascienza, venivano fatte tenendo conto dei venti e della luna.

Si racconta, che ai tempi, i contadini per realizzare quel detto “grèn garnid e vida in fior” (grano in spiga e vite in fiore) e assicurarsi pane e vino per l’intero anno, si affidavano alle fasi lunari per prendere decisioni, organizzare il lavoro nei campi e imbottigliare il vino.

Ma come facevano a prevedere il tempo e conoscere le fasi lunari prima di organizzare le loro attività?

Esisteva, ed esiste ancora oggi, uno strumento che, per chi ha avuto la fortuna di avere nonni contadini come me ricorderà, si usava appendere alla parete di casa, sto parlando del “Lunèri di smèmbar”.

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Cos’è il Lunèri di smèmbar?

E’ un lunario-calendario molto diffuso in Romagna, stampato su di un foglio in formato 70×50 cm e si compone di due parti:

  • Una zirudèla (componimento umoristico – canzonetta dialettale) dedicata all’anno appena passato interamente scritta in dialetto romagnolo e illustrata da vignette satiriche sulla politica;
  • Un calendario vero e proprio dove oltre ai Santi romagnoli, le feste religiose e l’orario del sorgere e calar del sole sono indicate le previsioni meteo, le fasi lunari, gli equinozi, le eventuali eclissi e i consigli sulla semina per ogni mese.

Rappresentava, quindi, una sorta di bussola sia per chi “smuoveva la terra” sia per chi navigava il mare in cerca di pesce.

Quando nacque il Lunèri di smèmbar?

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La sua origine è faentina, si narra che questo calendario nacque nella notte di San Silvestro tra il 1844 e il 1845 in una nota osteria di Faenza ad opera di una compagnia di amici, tra loro vi era il pittore Romolo Liverani, l’incisore Achille Calzi e il poeta Angelo Tartagni.

Il “lunèri di smèmber” tradotto letteralmente “Il lunario dei pezzenti”, come appunto erano coloro che si ritrovavano nelle osterie e cantavano le canzoni della tradizione romagnola con un fiasco di sangiovese sotto braccio, rimane uno tra i più belli e antichi calendari d’Italia, tuttora in stampa.

Ti piacerebbe portare a casa un po’ di tradizione romagnola? Acquista questo calendario in un’edicola durante il tuo soggiorno a Rimini!

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