Alberghi Tipici Riminesi

Un mistero corre sotto la città di Santarcangelo: le grotte tufacee.

La Romagna, terra di antica memoria, nei suoi luoghi più segreti cela misteri e leggende inquietanti.

Ed è quell’innata curiosità che mi ha spinto a percorrere parte di quel labirinto costruito al di sotto dell’antico Mons Jovis.

santarcangelo

E’ a Santarcangelo, infatti, dove apparentemente regna una quiete millenaria, dove nelle botteghe si continua a tramandare l’arte di antichi mestieri mentre la Collegiata batte le ore, e dove il dialetto riecheggia tra i vicoli de “E’ Circal de giudéizi” (Il circolo del Giudizio)  di quei tre grandi poeti guidati da Tonino Guerra, che un’angusto percorso di una città sotterranea mi aspetta per un salto nel tempo e due passi nel mistero!

Gli accessi celati di questa città sotto la città, percorsa da oltre 6 km di gallerie (per il momento gli apogei riconosciuti sono circa 150) oggi appartengono alle singole proprietà, e oltre alla visita guidata all’interno della Grotta Monumentale Ruggeri gestita dallo IAT, ho avuto la possibilità di conoscere anche la Grotta Teodorani, gentilmente aperta al pubblico dalla gentilissima proprietaria.

Ed è proprio da quest’ultima che inizia il mio viaggio verso l’ignoto…

Come in una discesa negli inferi, mentre la vista si oscura, un brivido percorre la schiena e il freddo pungente gela le gambe nude… lassù sono circa 34° gradi, mentre qua sotto la temperatura si aggira tra i 12° gradi!

“Wow ma dove condurrà questo lungo corridoio?”

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Cavità, pozzi, stretti cunicoli, nicchie si susseguono in questa grotta di 47,5 m.

“Da chi è stata costruita? Quando? E soprattutto perché?”. Mi domando.

“Possibile che nell’antichità l’uomo avesse costruito con così grande cura un labirinto misterioso solo per depositare le botti di quel pregiato vino (il Sangiovese) che prendeva il nome dal monte che donava le sue uve?”.

Ecco che mi viene in soccorso la proprietaria, per cercare di risolvere i grandi enigmi che affollano la mia mente.

“Della loro presenza” mi dice “si parla già in un documento di fine ‘400, ma in realtà il Cavaliere Luigi Renato Pedretti, appassionato di storia locale, certo fossero molto più antiche, andò alla ricerca di maggiori indizi. Si narra persino fosse riuscito a rintracciare una pergamena dei primi secoli dell’Era Cristiana, dove si parlava di queste grotte.”

Hanno allora a che fare con i Templari, sono solo tombe etrusche oppure veri e propri Santuari occulti per cerimonie Mitriache? Chi lo sa, qualcuno afferma addirittura rappresentino una stazione sulla via Micaelica che collegava Mont San Michelle a Gerusalemme passando per le città devote a San Michele, proprio come Santarcangelo, altri che abbiano a che fare con costruzioni celtiche o romane.

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Quel che è certo è che nel periodo della grande guerra vennero utilizzate dagli abitanti come rifugio e, probabilmente, nel corso dei secoli precedenti come vie di fuga.

Sicuramente l’aria che si respira nella sala biabsidata o nell’incredibile sala ellittica di questa grotta e l’immagine della sua struttura in pianta che ricorda la forma di una croce o di una spada hanno più a che fare con qualcosa di sacro che profano!

Ancora piena di dubbi mi dirigo verso lo IAT, sperando una guida possa ulteriormente illuminarmi con la visita alla Grotta Ruggeri, ma qui, oltre a conoscere la leggenda di spiriti custodi di antichi telai d’oro nascosti in una di queste grotte, vengo nuovamente stupita da scale che non portano a nulla, finte uscite, accessi bloccati, pozzi chiusi e nicchie.

Ma è quando giungiamo, dopo un lungo corridoio dotato di sei camerette, in una sala circolare con una volta a cupola e perforata da sette nicchie disposte a emiciclo, che rimango a bocca aperta! 7 è il numero magico riconducibile ai gradi del culto del Dio Mitra!

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“Ho capito la verità non la sapremo mai”, penso tra me e me, mentre uscendo mi ritrovo al capo opposto dell’ingresso a pochi passi dalla Grotta Teodorani! Incredibile!

 

 

 

 

 

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