Shhhhhh… fiuuuu ( un temporale)
Tum-tum tum-tum tum-tum (un cuore che batte)
hiii hiii hiii hiii (un pianto infantile a singhiozzo)
maamma ( una voce chiama la mamma)
Ahhhh! (un forte urlo)
Nella mente i suoni metallici di quelle registrazioni ascoltate qualche sera prima in tv, la macchina va, la costa è ormai alle mie alle mie spalle e quell’innata voglia di indagare il mistero cresce. Direzione?
Montebello.
La strada è in salita, la leggera nebbiolina si fa sempre più fitta e questo monte quasi ai confini della realtà inizia ad offrirmi un seducente quanto inquietante panorama che dalla Romagna spazia fino alle Marche. Ci siamo, l’avventura verso l’ignoto comincia.
Un gatto sbuca tra le casette di questo antico borgo medievale dove il tempo sembra essersi fermato, si blocca, mi fissa, i suoi occhi sono gialli… “A quale strega appartieni?”. Penso, sorridendo.
“Lei” è lì e dall’alto di una parete mi invita a percorrere la scalinata che giunge alla sua dimora.
Non esito un secondo ed eccomi dinanzi ad una cancellata in ferro battuto dove vengo colpita da una strana e insolita maschera incastonata nella pietra. “Cos’è?” Esclamo.
Dalla corte interna del castello riesco subito a distinguere due strutture molto diverse tra loro, una a levante più a carattere residenziale, e l’atra a ponente più in stile militare. La guida inizia il suo racconto…
“L’antica Rocca di Montebello (dal latino Mons Bellis ovvero Monte della Guerra) fiera e solitaria, fu costruita dai Malatesta a protezione dell’antica via Maior che risaliva la Valmarecchia e rappresentava il principale collegamento con il Montefeltro e la Toscana… Quando la fortuna militare dei Malatesta iniziò la sua fase discendente, Montebello passò ai Conti Guidi di Bagno (1464) che modificarono un’ intera ala del castello adattandola a dimora nobiliare mentre conservarono nello stile originario l’altra parte dell’edificio, che come potete vedere, ha ancora le sembianze di una fortezza. Poi nel 1989 decisero di trasformare il castello in un museo di rilevanza nazionale e ancor oggi ne sono i proprietari.”…
La sua voce si allontana, la mia mente e il mio sguardo iniziano a vagare: “Dove sei piccola bimba dai capelli turchini?”.
Entro nell’ala nobile e attraverso una galleria in cui spiccano le linee eleganti e i pregiati tessuti di mobili rinascimentali. “Chissà quali tesori ha contenuto quel grande forziere là in fondo?”.
Proseguo il mio percorso letteralmente incantata da tanta bellezza, quando ad un certo punto un tavolo in legno dalla forma ovale attira la mia attenzione.
Una strana sensazione mi coglie impreparata: “Cos’è quest’aria gelida che sento sfiorarmi le gambe?”. Penso. Poi il racconto della guida attira la mia attenzione:
“Questa è l’antica sala da pranzo dei Guidi e il tavolo a pipistrello, in rovere, che vedete al centro della stanza risale al 1800. Molti medium e sensitivi si sono seduti a questo tavolo e hanno organizzato sedute spiritiche ritenendo questo luogo ad alta concentrazione di energia. Durante una di queste sedute nel 1995 il tavolo si alzò di oltre mezzo metro e l’evento venne filmato. I medium sono convinti che a sprigionare tanta energia siano degli oggetti molto antichi rimasti intrappolati nei sotterranei al di sotto dell’ala residenziale…”
Un brivido mi percorre la schiena, suggestione o realtà, cosa sono questi piccoli passi che sento sul soppalco sopra la mia testa? Ho voglia di allontanarmi, provo uno strano senso di inquietudine e, mentre cerco riparo nella stanza accanto, sento queste parole:
“Qui, il venerdì santo del 1994, il custode impegnato nelle pulizie del pavimento, sentì come la sensazione di non essere solo, inizialmente non prestò attenzione a questa cosa, ma poco dopo alzando gli occhi al cielo vide qualcosa che gli gelò il sangue nelle vene: una figura femminile, completamente capovolta, con i piedi appoggiati sul fondo del soppalco e i lunghi capelli neri che quasi toccavano terra, si muoveva a piccoli passi. La sua veste aderiva completamente al suo corpo quasi a non sentire la forza di gravità. L’uomo fu ritrovato in stato confusionale all’esterno dell’edificio e solo molto tempo dopo trovò il coraggio di raccontare ciò che aveva visto. Guardate lassù… vedete quelle piccole tracce bianche sul legno? Bene, sembra si tratti proprio delle impronte lasciate da quella inquietante figura. Pare che nonostante i tentativi di cancellarle continuino a riapparire da quel dannato giorno!”
Mi volto improvvisamente verso la scalinata che porta sul soppalco sopra la stanza, come attirata da una strana presenza, un’ombra mi sfugge… “Sei tu? So che ci sei, ti sento… Scherzi della mente o semplice “Déjà Vu” creato da quell’immagine, vista tempo prima, che ti ritraeva su quella scala?”. Rifletto silenziosamente.
Parto veloce quasi a rincorrerla e mi ritrovo nella parte superiore di quell’ambiente magnetico, qui la guida continua:
“Quello che vedete alla parete è l’albero genealogico della famiglia Guidi dal 923 al 1613 ed è un prestigioso dipinto ad olio seicentesco. Venite… questa è una piccola cappella riservata al Signore del castello. Sopra all’altare è raffigurata “La madonna con il Bambino”, lì, invece un dipinto ad olio del 1300 ritrae Beato Carlo Guidi, fondatore dell’ordine Gerosolimitano”.
Finalmente usciamo, l’aria mi accarezza il viso… Mi domando: “Chissà quante volte sei passata da qui con la tua palla di pezza per respirare un po’ di libertà? Chissà quante volte sei volata via con la tua fantasia da questa prigione ovattata in cui stupide e crudeli credenze ti avevano rinchiuso, mentre fuori, i grandi, giocavano a fare la guerra?”.
Sicura di non cadere nei trabocchetti all’entrata della fortezza, quasi conoscendoli, con passo spedito giungo nella Stanza delle Spose dove Beatrice sposa quindicenne di Paolo Malatesta conteneva in splendidi bauli il suo corredo nuziale… Rivolgendomi a lei: “Forse anche tu immaginavi un giorno di indossare quel meraviglioso abito… Oh se solo la sorte te lo avesse permesso!”
Proseguo quasi ignorando la guida, sono impaziente, voglio arrivare da te, se non fosse che…
“Seguitemi, resterete esterefatti… Eccoci qui, guardate attentamente quel quadro, non vi sembra che il suo sguardo vi segua? Quello è il Senatore Giuseppe Guidi.”
“Wow! Ma è vero!” Esclamo ad alta voce… poi lungo un corridoio all’apparenza insignificante di nuovo quello strano malessere e una cassapanca dallo schienale color rosso sangue.
La guida si ferma:
“Questa è una tavola islamica. Sulla schienale in legno color rosso è rappresentata una donna incinta sdraiata sotto una tenda da nomadi. Nonostante i suoi 1000 anni i colori sono rimasti inalterati. Questo oggetto proviene dall’Asia e sembra sia stata portata al castello da un antenato dei Guidi come bottino dalla prima crociata. Presso le tribù costituiva una sorta di altare sacrificale per il controllo delle nascite: quando era stato raggiunto il numero massimo di bambini che potevano nascere in un anno nella tribù, le donne incinte con l’arrivo delle prime doglie, venivano sdraiate sulla tavola legate e con le gambe incrociate e venivano lasciate lì fino a che, insieme al loro figlio, non morivano tra atroci agonie. Non vi nego che questo oggetto sembra come avere incamerato la vita delle sue molteplici vittime tanto che l’energia che sprigiona a volte provoca nei visitatori inconsapevoli malesseri e svenimenti”.
E’ stata questa tavola a provocare in me quella brutta sensazione?
Proseguo ancora infastidita da quel racconto quando finalmente giungiamo lì, dove tutto è accaduto, dove qualcuno ha deciso di porre fine ai tuoi sogni di bambina… “Come sei bella Azzurrina, piccola mia, chissà cosa avranno provato mamma Costanza e papà Ugolinuccio quel giorno, in cui i lampi squarciavano il cielo, la pioggia cadeva, e tu non sei più risalita da quella ghiacciaia?”.
La guida inizia il racconto:
“Siamo giunti nella zona più suggestiva del castello dove vi farò sentire delle registrazioni. Ma prima ascoltate questa storia… Secondo alcune versioni storiche Guendalina, figlia di Ugolinuccio di Montebello, vassallo dei Malatesta, Signore del feudo e Costanza Malatesta unica figlia legittima di primo letto di Galeotto Malatesta nacque in questo castello all’incirca nel 1370. Ma la sorte non fu clemente con loro e gli giocò un brutto scherzo, infatti la bambina nacque albina e la sua chioma crescendo diventò completamente bianca. Nel Medioevo, l’albinismo, era segno di sventura e stregoneria. Chi ne era colpito veniva accusato di essere indemoniato e condannato a morte atroce.
I genitori di Guendalina, per farla sopravvivere, decisero così di tingerle i capelli con una sostanza a base erbe, che scurirono la chioma ma alla luce del sole le diedero un riflesso azzurro. E proprio a causa di questa particolarità, la piccola venne soprannominata Azzurrina.” I genitori per proteggerla dal pericolo di una condanna a morte, decisero di non farla mai uscire dal castello, e sempre scortata da due guardie, cercarono di allietare le sue giornate. Venne curata amorevolmente da mamma e servitù, e visse un’infanzia serena fino a quel tragico 21 giugno 1375. Quando all’età di circa 5-8 anni, il 21 Giugno del 1375, nel giorno più lungo dell’anno, e per questo ritenuto magico, mentre giocava con la sua palla di pezza scese da queste scale che portano a quella che allora era una ghiacciaia e non fece più ritorno. La scomparsa fu giudicata misteriosa, in quanto le guardie che la seguirono poco dopo non trovarono di lei alcuna traccia nonostante da quella ghiacciai non vi fosse via d’uscita. E pare che da allora ogni solstizio d’estate, appunto 21 Giugno, negli anni lustri che terminano con 0 e 5 la bimba faccia il suo ritorno nell’ala del castello in cui è scomparsa. Ed ecco le registrazioni, che si sono succedute negli anni, di questo strano fenomeno…” .
Per sentirle clicca qui.
Nella stanza iniziano a riecheggiare quegli strani suoni metallici che risuonavano nella mia mente durante il mio tragitto verso al castello. Torno alla realtà e con un po’ di amaro in bocca lascio questo suggestivo luogo.
“Peccato speravo di vederti, a presto, anzi a questa estate il 21 Giugno del 2015, forse sarò più fortunata!”.
Se, anche voi appassionati di mistero o semplici curiosi, volete provare forti emozioni abbandonate il vostro scetticismo e immergetevi completamente nell’atmosfera di questo castello da brivido!
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