Alberghi Tipici Riminesi

La Pasqua in Romagna: fra ricette e tradizioni

Il simbolo gastronomico indiscusso della Pasqua lungo tutto il nostro stivale è ovviamente la colomba, ma qui da noi in Romagna, sono ben altre le figure di questa importante festa religiosa.

Primo fra tutti la ciambella.

Quello classico romagnolo, il “ciambellone”, è lungo e disteso, e non ha il buco in mezzo.

E’ impossibile non menzionarlo quando si avvicina la Pasqua, fa parte dei nostri riti e delle nostre piu antiche tradizioni. Le forme più semplici e povere, venivano accostate a quelle più “ricche” che avevano  sopra le codette, cioè piccoli granelli di zucchero che la impreziosivano. La friabilità e il profumo della ciambella sono e saranno sempre insostituibili.

ciambella

Fino a quasi 30/35 anni fa era usanza nel periodo prepasquale che i forni della città di Rimini e dell’entroterra si aprissero ad ospitare le casalinghe per permettergli di cuocere le proprie ciambelle. Quelle che di loro erano più in difficoltà, perche sposine giovani o alle prime armi in cucina, erano addirittura aiutate per preparare l’impasto e per ognuna di loro era sempre disponibile la “dose” il classico lievito, e l’aiuto del fornaio.

Erano momenti di grande convivialità e aggregazione, si sentiva lo spirito della festa e ci si aiutava vicendevolmente .

Volete cimentarvi nella preparazione? Eccovi la ricetta:

500 gr di farina

300 gr di zucchero

100 gr di burro

 100 gr di strutto

 3 uova

 latte q.b.

1 limone

1 bustina di lievito per dolci

Impastare tutti gli ingredienti, grattugiando anche la scorza del limone fino ad ottenere un composto abbastanza consistente, ma non troppo duro. Imburrare ed infarinare la placca del forno e sistemate il composto. La forma tipica è a filone, allungata e leggermente piatta. Per dare un bel colore dorato alla superficie, spennellare con un tuorlo d’uovo e volendo decorare con codette di zucchero. Porre in forno a 180° per circa mezz’ora

La tradizione vuole che la ciambella fosse assaporata al mattino assieme all’uovo sodo (benedetto il giovedi santo in chiesa) e ad una fetta di corposo salame. Infatti più che il pranzo, il giorno di Pasqua si festeggiava a colazione.  Per questa occasione si accantonava il tè o il classico caffelatte e si iniziava la giornata in tutt’altro modo.  Si apparecchiava la tavola abbellendola con una tovaglia candida, tovaglioli ricamati, piatti e posate importanti, un mazzo di fiori freschi.

I bambini si divertivano a decorare le uova, con i pennarelli e gli acquerelli, per rendere ancora più gioioso il momento e in chiesa al momento della benedizione era un tripudio di colori, di simboli e disegni. Le uova poi erano contenute in piccoli cestini, adornati con centrini di pizzo o ricamati a mano. Era una gara di bellezza, oltre che un rito religioso molto importante. Una vera gioia per il cuore e per la vista.

uova sode

Sul tavolo, la mattina di Pasqua quindi oltre alla già citata ciambella, non mancava mai qualche fetta di salame Romagnolo, il classico “cacciatore”, il sale per insaporire l’uovo e ovviamente per i più grandi un bicchiere di albana dolce. I piccoli invece si dedicavano all’apertura dell’uovo di pasqua di cioccolato, alla ricerca di una entusiasmante sorpresa!

foto Pasqua

In alcune zone della Romagna al posto della ciambella la tradizione vuole che si prepari la pagnotta, dolce diffuso in molte zone dell’entroterra, ma che trova la sua patria in Sarsina.

Assomiglia più ad un pane dolce e sostituisce la ciambella nella colazione pasquale. Si conserva bene per diversi giorni. Ha solo alcune particolarità: una lunga preparazione e diverse fasi della lievitazione, ma il risultato finale, appaga di tutto il lavoro svolto.

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Se volete provare, qui di seguito c’è la ricetta  tradizionale, pubblicata da Vittorio Tonelli nel suo libro “A tavola con il contadino romagnolo”

– due chili di farina di grano;
– uno di pasta lievitata;
– sette etti di zucchero;
– un etto mezzo di strutto (o margarina);
– dieci uova;
– buccia grattugiata di due o tre limoni;
– due bustine di vaniglia;
– un pugno di lievito di birra;
– un pizzico di sale
e, volendo, dell’uva secca.

L’impasto, a forma di cupola, si lascia lievitare ore e ore, in attesa della cottura, che dovrà avvenire a fuoco lento, nel forno, sopra fogli di carta straccia. Prima, però, va “pennellato” con uova sbattute e superficialmente tagliato in alto perché abbia a “fioccare” bene.
A cottura ultimata (dopo un’ora circa), la pagnotta si presenta nella sua profumata mole marroncina, alta venti centimetri e con un diametro base di quaranta.Un momento delicato e importante è quello della lievitazione, che necessita di un ambiente caldo a temperatura costante. Anni fa le forme impastate si mettevano, addirittura, a lievitare nel letto, col “prete”, il quale non era altro che un vecchio attrezzo di legno ricurvo atto ad impedire alle lenzuola di bruciarsi a contatto col recipiente ripieno di carbone acceso.

Infine, visto che abbiamo parlato di dolci, come non menzionare un buon calice da abbinare?

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Sia la ciambella che la pagnotta si sposano divinamente con l’albana dolce, meglio ancora con l’ albana passito.

Di un bel colore giallo paglierino tendente al dorato, è un vino dolce i cui profumi ricordano la pesca matura, le albicocche secche, gli agrumi canditi, il miele, le spezie dolci. E’ dotato di buona acidità e mineralità, ed ha con un lieve retrogusto finale di mandorla tostata che regala grande piacevolezza. Ha una bella intensità e una notevole persistenza gusto-olfattiva.

Fra i tanti produttori, la fattoria Zerbina spicca per i suoi vini di altissimo profilo, in particolare proprio lo Scacco Matto che non ha nulla da invidiare ai piu famosi sauternes francesi.

Orgoglio romagnolo che si sposa perfettamente con le nostre tradizioni culinarie pasquali.

Buone feste a tutti

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